denunica volgarita

Come denunciare le pubblicità volgari o offensive

Denunciare le pubblicità volgari e offensive non solo è possibile ma è anche nostro dovere farlo. Se vi capita di vedere messaggi promozionali che sembrano uscire da ciò che potrebbe essere deontologicamente corretto, non esitate a denunciarli presso gli organi competenti. Ogni segnalazione è preziosa e viene sempre presa in considerazione.
Vediamo assieme quali sono i passi da compiere nel caso osserviate in televisione o su altri mezzi di comunicazione un messaggio pubblicitario che vi sembra inopportuno e offensivo.
Denunciare una pubblicità è molto più semplice di quanto si possa pensare e se viene ritenuta offensiva, l’azienda che l’ha lanciata sui vari mass-media è obbligata a rimuoverla. Buttare via una campagna pubblicitaria che è costata migliaia di euro è una perdita ingente di denaro per qualsiasi brand, anche per quelli più grandi che fatturano cifre mostruose.

Esiste un limite alla provocazione?

Le promozioni pubblicitarie sempre più spesso vengono realizzate non tanto per far conoscere uno specifico prodotto ai potenziali consumatori o per rendere un marchio ben riconoscibile ma per far discutere e parlare dell’azienda in questione. Che se ne parli male o bene non importa: la cosa fondamentale, secondo chi si occupa di marketing, è comunque mettere al centro della scena un brand. Catturare l’attenzione anche in modi poco corretti è la parola d’ordine ma c’è sempre un limite a tutto.
Pubblicità sessiste, denigratorie, razziste o che mirano a ridicolizzare una categoria di persone non possono essere lasciate passare come se niente fosse. Non è questione di censura ma di etica che qualche pubblicitario sembra aver abbandonato nel nome della visibilità.

Dal 2011 esiste un codice deontologico redatto dall’Adci, ovvero dal club dei creativi pubblicitari. Oltre a questo codice c’è anche un organismo di controllo che nel momento in cui ritiene che una pubblicità possa ledere l’immagine di qualcuno, costringe l’azienda a rimuovere la campagna. Ciò comporta sempre un ingente danno economico al brand in questione.

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Pubblicità tutt’altro che corrette

Le pubblicità aiutano le aziende a crescere, a farle conoscere sempre di più e a creare una propria idea di sé nell’immaginario collettivo. Alcuni messaggi promozionali sono mirati esclusivamente a rendere noto un dato servizio o prodotto mentre altri, come abbiamo visto, hanno come scopo solo quello di far discutere sul loro essere di proposito provocatori.
Pubblicità sessiste se ne vedono spesso e sembra che non tendano nemmeno a diminuire di numero. Ecco perché è indispensabile segnalare sempre quelle che vanno oltre la pura provocazione ma diventano magari degli spot che inneggiano allo stupro o cose simili come è già successo in un passato nemmeno troppo remoto.

Ritirare una pubblicità: cosa comporta per un brand

Se un messaggio promozionale vi sembra discriminatorio o avete la certezza che non rispetti affatto una o più categorie di persone, è necessario rivolgersi al giurì della pubblicità ovvero all’Istituto di Autodisciplina della Pubblicità: lo IAP.
Tale organismo valuta ogni singola denuncia in tempi abbastanza brevi ma quando arrivano numerose segnalazioni sulla medesima pubblicità, la pressione è sicuramente maggiore e spesso i tempi si accorciano ulteriormente. Se il messaggio pubblicitario, una volta verificato, viene considerato violento, volgare, discriminatorio oppure offensivo, l’azienda che l’ha lanciato dovrà ritirarlo da ogni mezzo di comunicazione.

Per un’azienda, cancellare definitivamente una pubblicità ha un costo particolarmente elevato. Il brand perde tutto ciò che ha investito nella nuova campagna e le cifre sono sempre da capogiro. Spesso le campagne pubblicitarie mirano a essere provocatorie per far parlare di sé ma quando si eccede scadendo nella discriminazione o nella violenza, non si può far finta di niente e lasciar correre. Se un’azienda viene costretta a ritirare una pubblicità, la volta seguente ci penserà bene prima di riproporre qualcosa del genere correndo il rischio di perdere fiumi di denaro.

Come denunciare una pubblicità

Denunciare una pubblicità per i suoi contenuti tutt’altro che lusinghieri è più semplice di quanto si possa pensare. Compilate il modulo che trovate a questa pagina https://www.iap.it/. Vi chiederanno semplicemente il nome e il cognome, la mail e qualche riga di testo nella quale scriverete il perché pensate che quella data pubblicità sia lesiva nei confronti di qualcuno.

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A distanza di qualche giorno lo IAP risponderà che la pubblicità divulgata dall’azienda in questione sarà sottoposta all’attento controllo dell’apposito comitato. Il comitato di controllo, basandosi sul codice di autodisciplina, verificherà se sussistano o meno tutti gli estremi per effettuare un intervento a tutela dei consumatori. Chi ha segnalato poi verrà ulteriormente informato nelle settimane a seguire degli sviluppi della sua denuncia.

In circa due settimane di tempo il comitato si riunirà per decidere se accogliere o meno la segnalazione vietando la campagna e facendola rimuovere dal brand tirato in ballo da qualsiasi organo di stampa, radio o televisivo.

Raccomandazioni da tenere in considerazione

Se avete denunciato una pubblicità per il suo contenuto poco corretto, non diffondetela in rete né condividetela sui social. Il gioco dei pubblicitari sulla provocazione è proprio questo: far parlare di sé ad ogni costo. Le campagne dissacratorie, volgari, scorrette o comunque lesive nei confronti di alcune categorie di persone fanno sempre clamore e il brand che la finanzia è proprio ciò che vuole.
L’unica cosa corretta da fare quando vi trovate dinnanzi a una pubblicità che vi sembra abbia ecceduto nella provocazione e che usa come modo di comunicare violenza spicciola o discriminazioni di ogni tipo, è denunciarla nel modo in cui vi abbiamo specificato prima. Così sarà valutata attentamente dagli addetti ai lavori che decideranno se sia il caso di farla rimuoverla o se invece potrà rimanere visibile sui vari mass media.
L’istituto di Autodisciplina della Pubblicità valuterà tramite il suo team di esperti ogni singola sequenza e poi deciderà il da farsi in maniera insindacabile e all’azienda promotrice di un messaggio discriminatorio o particolarmente violento potrebbe costare molto caro.

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